BarBalcani si rimette in cammino con la terza stagione della newsletter e con le cronache di un viaggio estivo in Bosnia ed Erzegovina e in Montenegro. Con spunti vacanzieri, culinari e alcolici
Il nostro viaggio tra la Bosnia e il Montenegro parte da Banja Luka, centro politico della Republika Srpska, l’entità della Bosnia ed Erzegovina a maggioranza serba. Città giovane e animata da molti concerti nelle corti interne. Il forte Kastel sovrasta i ristorantini sulle imbarcazioni sul fiume Vrbas. Qui si può cenare con ćevapčići e ajvar e bere Nektar Pivo.
Dopo questa piacevole scoperta – e accompagnati dalle enormi bandiere della Republika Srpska lungo la strada – si prosegue verso sud. Tappa obbligata a Jajce, ultima capitale del Regno di Bosnia e luogo di nascita della Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia.
Degne di nota le monumentali cascate della Pliva e i mulini ad acqua a pochi chilometri di distanza. La cittadina è ricca di storia, dalle catacombe cristiane alla fortezza medievale, fino alle moschee ricostruite dopo la guerra del 1992-1995.
La strada che porta a Sarajevo mostra ancora i segni del conflitto etnico sugli edifici, tra solchi di proiettili e voragini scavate dai colpi di obice.
Nella capitale bosniaca non si può perdere il Sarajevo Free Walking Tour nei luoghi dell’assedio della città, in compagnia di una guida locale che racconta il punto di vista storico e umano di esperienze vissute.
Pausa al Caffé Tito e pranzo con burek e baklava nel centro storico (Baščaršija), le cui vie sono piene di botteghe di artigianato e ristorantini. Di enorme rilevanza la Biblioteca Nazionale (Vijećnica) distrutta nel 1992 dagli assedianti serbo-bosniaci. Ricostruita, oggi è la sede del Comune di Sarajevo.
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Per conoscere meglio la storia dell’assedio di Sarajevo bisogna visitare il Tunnel della Speranza, scavato e utilizzato dagli assediati come unico accesso al mondo esterno durante i quotidiani bombardamenti.
Salendo con la funivia sul monte Trebević si può non solo ammirare la città da oltre mille metri d’altezza, ma anche percorrere a piedi la pista da bob delle Olimpiadi Invernali del 1984, oggi in rovina ma decorata con murales coloratissimi.
Sulla via del ritorno, è d’obbligo una tappa prima di cena alla Sarajevska Pivara, la birreria storica che risale ai tempi del dominio austro-ungarico. Dopo cena, invece, al Kino Bosna, ex-cinema riconvertito a locale con musica dal vivo (aperto il lunedì sera).
Si riparte, in direzione Mostar. La strada percorre la valle rigogliosa scavata dal fiume Neretva, di color smeraldo, e una sosta va fatta al ristorante Zdrava Voda per provare il tipico agnello, accompagnato da un sorso di Mostarsko Pivo.
Nel centro politico dell’Erzegovina spicca il ponte vecchio (Stari Most), distrutto dalle forze croato-bosniache nel 1993 e poi ricostruito. La città – che sembra uscita dal Signore degli Anelli – è patrimonio UNESCO e ovunque si sentono le note del festival di musica diffusa nelle piazze, l’Open City Mostar.
Nelle vicinanze di Mostar si incontrano diversi luoghi da non mancare. Il primo è il monastero derviscio di Blagaj, abbarbicato sulla parete rocciosa alla sorgente del fiume Buna. Ci sono poi le cascate di Kravice, che si aprono a semicerchio formando una piscina naturale. Per sfuggire alla calca dei turisti arrivati dalla vicina Croazia basta incamminarsi lungo il fiume Trebižat e raggiungere la piccola cascata Mala Kravica.
Se è del tutto trascurabile Međugorje, non lo è affatto il Bunker di Tito presso Konjic. Costruito negli anni Settanta per ospitare il presidente della Federazione, la famiglia e l’establishment politico-militare in caso di attacco nucleare, è oggi adibito a museo e casa di allestimenti di arte contemporanea.
Continuando il nostro viaggio, per raggiungere il Montenegro si può scegliere di attraversare il sud della Bosnia e dirigersi verso il valico di frontiera di Foča. Si passa così davanti a uno dei più maestosi spomenik (monumenti che rendono omaggio alla guerra di liberazione jugoslava dal nazi-fascismo) dei Balcani: quello di Sutjeska.
Il passaggio della frontiera Bosnia-Montenegro, va ammesso, è per cuori forti, con una strada semi-sterrata e un ponte di legno sospeso sul fiume Drina a senso unico. L’esperienza e i panorami valgono il prezzo della scelta.
Il massiccio montuoso del Durmitor è un paradiso per l’escursionismo, partendo dal paese di Žabljak (pieno di baite di legno) alle sue pendici. Gli occhi si riempiono dello spettacolo del Lago Nero: le alte vette si riflettono sull’acqua cristallina, coperte da verdissimi boschi di abeti.
Da concedersi un’esplorazione dell’altopiano brullo, punteggiato dai 18 laghi glaciali (detti anche “occhi del Durmitor”). Qui si incontrano due antiche necropoli medievali, gli stećci: distese di tombe anticamente decorate, che rappresentano un’eredità storico-culturale comune a Montenegro, Bosnia, Serbia e Croazia.
Meritano un assaggio il kačamak e la cicvara, specialità culinarie simili alla polenta, a base di formaggio, latte e patate. Il tutto accompagnato da Nikšićko Pivo o dalla forte rakija locale.
Dalle Alpi Dinariche al Mare Adriatico bastano un paio d’ore. Si raggiunge così la baia di Kotor, circondata da montagne a strapiombo sul mare. Da non perdere i paesini di Perast e Kotor, antichi possedimenti della Serenissima Repubblica di Venezia, che ne mostrano tutt’ora l’impianto architettonico, i palazzi e le mura storiche.
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Consigliata un’esplorazione della grande baia in barca, così come la degustazione delle mille varietà di pesce da abbinare al vino bianco Krstač: dal carpaccio di polpo al risotto al nero di seppia, dai calamari ripieni di scampi alla pašteta (paté di pesce di tradizione veneziana). Una degna conclusione è assistere a un concerto del KotorArt, festival internazionale di musica fondato nel 2002 e diventato uno dei più importanti di tutto il Montenegro.
Dulcis in fundo, il bunker di Šipčanik dell’azienda vinicola Plantaže, una delle cantine più suggestive e grandi d’Europa, costruita in un vecchio bunker jugoslavo.