Il 6 ottobre 2022 si è svolta a Praga la prima riunione della Comunità Politica Europea, la piattaforma di confronto per 44 leader di tutto il continente. Una prima volta come non si vedeva da decenni
Il 6 ottobre 2022 può essere segnato sul calendario dell’Europa come una data-chiave per il presente e il futuro prossimo del continente. Che poi questo possa essere un punto di svolta per la storia europea, solo il tempo lo dirà. Ma era da decenni che non si assisteva a un appuntamento di così alto livello – sia politicamente, sia numericamente – per il ripensamento collettivo della formazione che può meglio rappresentare gli interessi dell’intero continente.
Se non si vuole scomodare i Trattati di Roma del 1957 – che hanno istituito la Comunità Economica Europea – o di Maastricht del 1992 – fondativi dell’Unione Europea come la conosciamo – basterà semplicemente ricordare cosa è andato in scena nell’autunno di Praga, nelle sale del suo castello medievale. La Comunità Politica Europea (CPE) ha portato 44 capi di Stato e di governo attorno allo stesso tavolo, per discutere delle maggiori sfide comuni che i Paesi europei devono affrontare sul breve e sul medio termine.
Da qui si può partire per immaginare un progetto comune ancora incardinato sui valori e i principi che caratterizzano l’Unione Europea, ma senza rinunciare a una cooperazione allargata con chi nell’Unione non c’è, non c’è ancora o non c’è più. Di seguito una guida per orientarsi nella nuova Comunità Politica Europea.
Cos’è la Comunità Politica Europea
La Comunità Politica Europea è il nuovo forum di dialogo semestrale tra i leader dell’Europa, intesa come continente e non solo come Unione Europea. La sua nascita deriva da un’idea comune del presidente della Francia, Emmanuel Macron, e del Consiglio Europeo, Charles Michel. Entrambi a maggio hanno presentato una propria proposta per “approfondire la convergenza con i partner dell’UE sulle sfide strategiche comuni”. Possiamo dire che Macron l’ha pensata, Michel l’ha messa a terra.
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Il via libera alla piattaforma di dialogo è arrivato al Consiglio Europeo del 24 giugno. I 27 leader dell’UE avevano messo nero su bianco nelle conclusioni del vertice la volontà di percorrere una strada che ridisegni la politica di integrazione sul continente, superando l’attuale visione binaria dentro/fuori l’Unione.
La prima riunione è stata organizzata a Praga perché la Repubblica Ceca detiene fino a fine dicembre la presidenza di turno semestrale del Consiglio dell’Unione Europea. Parallelamente, nella capitale ceca il 7 ottobre si è tenuto anche il Consiglio Europeo informale, dimostrando che al momento l’UE è il motore della Comunità Politica Europea.
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Chi c’è nella Comunità Politica Europea
Alla prima riunione della Comunità Politica Europea hanno partecipato i 27 membri dell’Unione Europea, più altri 17 Paesi.
I 27 dell’UE: Austria, Belgio, Bulgaria, Cipro, Croazia, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Italia, Lituania, Lettonia, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Svezia, Ungheria.
I 17 non-UE: Albania, Armenia, Azerbaigian, Bosnia ed Erzegovina, Georgia, Islanda, Kosovo, Liechtenstein, Macedonia del Nord, Moldova, Montenegro, Norvegia, Regno Unito, Serbia, Svizzera, Turchia, Ucraina.
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La presidenza della prima riunione della CPE è stata assunta dalla Repubblica Ceca. È stato deciso che per il futuro si rispetterà l’alternanza tra Paesi Ue ed extra-Ue: fra sei mesi toccherà alla Repubblica di Moldova, poi a Spagna e Regno Unito.
Non necessariamente chi è stato invitato alla prima riunione parteciperà alle riunioni successive, fanno sapere fonti UE. E allo stesso modo non è detto che i leader che hanno partecipato il 6 ottobre a Praga saranno ancora interessati in futuro. Ha fatto – relativamente – rumore il non-invito ai micro-Stati di Andorra, Monaco e San Marino. Ma le stesse fonti non escludono che possano partecipare al prossimo vertice a Chişinău.
Cosa è successo
A Praga i leader hanno discusso di sicurezza e pace sul continente europeo, in un formato flessibile e informale.
C’è stata una sessione plenaria di apertura e una di chiusura con una cena di lavoro. Ma il cuore del progetto è stato costruito attorno alle tavole rotonde (composte da una decina di membri contemporaneamente) e agli incontri bilaterali.
I due macro-temi delle tavole rotonde sono stati pace e sicurezza ed energia, clima e situazione economica, sullo sfondo della condanna alla guerra russa in Ucraina e del sostegno alla resistenza di Kiev.
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Gli innumerevoli incontri bilaterali hanno portato a confronto anche i belligeranti Azerbaigian e Armenia, oltre a Turchia, Grecia e Cipro sulle tensioni nel Mediterraneo Orientale e Kosovo e Serbia sulla normalizzazione dei loro rapporti. Il tutto sotto l’occhio attento degli altri leader e dei mediatori del Consiglio e della Commissione Europea, rappresentata dalla presidente Ursula von der Leyen.
Insieme alla guerra russa in Ucraina, la crisi energetica è stata affrontata come elemento di instabilità continentale. Si spingerà per una strategia di difesa delle infrastrutture critiche e un coordinamento sulla diversificazione delle fonti.
Perché interessa i Balcani
Al momento della presentazione della Comunità Politica Europea, si sono levate alcune preoccupazioni nei Balcani Occidentali sul fatto che la nuova piattaforma potesse essere un diversivo per accantonare il processo di allargamento dell’UE. In un doppio viaggio in tutte e sei le capitali, è stato lo stesso presidente Michel a rassicurare i partner sui benefici di incontri regolari di alto livello per un’immediata integrazione politica sui temi di interesse comune.
I funzionari europei continuano a rassicurare sul fatto che non c’è nessuna volontà di rimpiazzare il processo di adesione all’UE con la nuova iniziativa continentale, ma che è necessario anche portare avanti “discussioni più ampie” con i Sei balcanici che non riguardino esclusivamente l’adesione all’Unione.
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A rendere più evidente l’intenzione di non compromettere con il nuovo progetto europeo l’allargamento dell’UE nella penisola balcanica è la parallela prospettiva di una riforma del processo di adesione all’Unione. Il presidente del Consiglio Europeo ha presentato la possibilità di ripensare “un processo più rapido, graduale e reversibile”, con “benefici socioeconomici concreti durante i negoziati di adesione, senza dover aspettarne la fine”.
Nella pratica, un Paese candidato potrebbe essere coinvolto e potrebbe beneficiare di programmi e finanziamenti europei in settori specifici (Mercato interno, energia, roaming…) man mano che raggiunge la conformità con i parametri UE in quell’ambito. Allo stesso tempo, se si dovesse verificare un’inversione di tendenza (per esempio su Stato di diritto o rispetto dei diritti umani), alcuni dei benefici precedentemente ottenuti potrebbero essere revocati.
Perché interessa anche te
Se ci pensi, ciò di cui vengono sempre accusati i forum e le organizzazioni internazionali è di essere poco incisivi, a causa dell’apparato burocratico e la mancanza di un impegno da parte di chi davvero gestisce il potere.
Qui invece siamo di fronte a qualcosa di completamente diverso, con i capi di Stato e di governo europei che si incontrano in un formato molto flessibile per confrontarsi direttamente sui temi più spinosi. L’assenza di conclusioni o dichiarazioni congiunte scarica il peso di accordi da trovare in un solo giorno su questioni troppo complesse, o con un numero eccessivo di interessi anche contrastanti da tenere in considerazione. Ma se i conflitti diplomatici e le guerre si prevengono con il dialogo, è anche (ma non solo) su questi incontri tra gli uomini e le donne più potenti del continente che si dovrebbe puntare.
Le discussioni hanno riguardato la crisi energetica, il clima, la guerra in Ucraina, la protezione delle infrastrutture, l’economia, l’istruzione universitaria integrata, le forniture di gas, la pace sul continente. Insomma, tutti temi che in qualche modo sono importanti anche per i cittadini comuni. Perché ognuno di questi haconseguenze sia nella vita di tutti i giorni, sia nelle prospettive per il futuro collettivo e personale.
Ecco perché la Comunità Politica Europea non può non avere un impatto diretto o indiretto sulla nostra quotidianità, tanto più le discussioni informali troveranno uno sbocco in azioni concrete sul campo. Ora va tenuta alta l’attenzione sul fatto che questo forum non si trasformi in un semplice esercizio di stile. Ma soprattutto, che non tradisca la sua natura di motore dell’unità in Europa.